Gli alter ego della nostalgia sono molteplici. La nostalgia è la madeleine proustiana, è il fernweh tedesco, è quella invisibile ma eterna che si prova per la propria casa. Oggi la nostalgia è anche una figurina di Volpi e Poggi, un dribbling di Ronaldo, Alessandro Nesta che fa una scivolata. È una corrente di pensiero - che in internet ha trovato la sua cassa di risonanza - per chi crede ci sia uno struggente scarto qualitativo tra il calcio moderno e quello del passato.
Chi scrive, pur rientrando perfettamente nei canoni del genere, non crede sia così e che - come tutte le cose - sia semplicemente impossibile relativizzare. La rivista su cui scrivo, inoltre, si sforza più di tutte nell'evitare queste facili trappole retoriche sempre in agguato per chi fa questo lavoro, cercando di trattare la materia nel modo più empirico possibile.
Eppure qui, nelle prossime righe, io cascherò in pieno in una di queste trappole. Ci cascherò perché è arrivato il momento di parlare di Jan Koller e Carsten Jancker , i due giganti del calcio nostalgico. Parlarne ora non immette nulla in nessun discorso che non sia ammantato da una patina polverosa, ma lo farò ugualmente perché entrambi hanno condiviso questa peculiarità di apparire all'improvviso, sbucare solo quando c'era da impattare un cross di Nedved o deviare un tiro di Scholl durante le estati mondiali o nei campionati Europei pre Cristiano Ronaldo. E non c'è niente di meglio di questi ricordi quando finisce il caldo e l'estate e tutto è più sfocato e nostalgico.
Parlerò di Koller e Jancker, giocatori senza internet, di cui non sapevamo nulla perché non erano Zidane, né Ronaldo. Giocatori di cui ci innamoravamo per una sola estate, che ci sorprendevano per l'abilità nel fare altro che non fosse colpire il pallone di testa con tutti quei centimetri addosso. Giocatori di cui poi ci scordavamo e andava bene così.
Ma parlarne come? Quello che farò, semplicemente, è decretare chi dei due era il più forte attraverso uno studiatissimo sistema di parametri a cui ho assegnato dei voti da 1 a 10. La mia preparazione di giudice è data da un attento studio dei materiali disponibili e dai ricordi di quando li compravo come centravanti nelle prime edizioni di PES.
Partiamo.
Altezza
Jan Koller è alto 202 centimetri. È stato tra i più alti giocatori di movimento di sempre. Il più alto tra quelli ad aver giocato nei maggiori campionati (Žigić è alto come lui, Peter Crouch un centimetro in meno).
Voto: 10
Carsten Jancker è alto solo 194 centimetri, pagandone 8 al rivale. È anche più basso di Ibrahimovic (195 centimetri) e di Llorente (sempre 195 centimetri), ma più di questi due ha rappresentato l'ideale di pennellone messo davanti per fare sponde e difendere il pallone.
Voto: 8,5
Socialismo reale
Jan Koller è nato il 30 Marzo del 1973 a Smetanova Lhota un paesino della Boemia meridionale distante meno di 90 chilometri da Praga. Pur non essendo ancora nato mentre Dubcek, nel 1968, tentava di realizzare “un socialismo dal volto umano” in Cecoslovacchia, è plausibile ipotizzare abbia risentito durante la crescita dell'influenza del pensiero del leader della Primavera di Praga.
Ha 15 anni quando la popolazione cecoslovacca inizia a manifestare per le strade, 16 quando caccia in maniera non violenta il Partito comunista con la Rivoluzione di velluto. Prima di dedicarsi totalmente al calcio lavora come meccanico, un’occupazione decisamente di stampo socialista e peccato non aver trovato nessuna foto di Jan Koller con la tuta troppo corta sporca di grasso. Diventa professionista solo nel 1994, a 21 anni, grazie allo Sparta Praga, che ne intuisce il potenziale da ariete dell'area di rigore. Nella capitale rimane solo due stagioni, senza convincere veramente: spesso in panchina, alla fine conterà solo 29 presenze e 5 reti. Nel 1996 lascia l'ex cortina di ferro per trasferirsi ad un prezzo irrisorio in Belgio, dove intanto tramavano per l'Europa unita. All'interno dei documenti del KGB non ho trovato conferme del fatto che fosse una spia inviata a monitorare la situazione, ma neanche documenti che lo smentissero. Il dubbio rimane.
Il momento più socialista che si trova su Jan Koller è una delle sue prime partite con lo Sparta Praga, in cui però è più l'atmosfera intorno a lui ad esserlo che lui stesso. Proprio in questa partita segna il suo primo gol tra i professionisti, di testa.
Il giornalista lo ferma usando più volte la parola “honzo” che secondo google translate vuol dire “dono di capodanno” oppure “Hansel”.
Voto: 7,5 mezzo voto in più per aver giocato una stagione in Russia nel Kryl'ja Sovetov Samara.
Carsten Jancker è nato il 28 Agosto 1974 a Grevesmühlen, piccolo capoluogo dello stato federale del Meclemburgo-Pomerania Anteriore. Più di Koller, anche se un anno più piccolo, ha conosciuto il socialismo reale, quello che governava l'allora Germania Est. Un socialismo ortodosso, con poca fantasia, ma con molta Stasi. Carsten riesce incredibilmente a collezionare 15 presenze con la nazionale U14 della DDR prima di assistere, appena 15enne, alla caduta del Muro di Berlino, picconato giù dalla storia. Questa improvvisa libertà lo porta a sognare aree avversarie, tingersi i capelli di biondo e mettersi un orecchino da pirata, come in ogni storia post-comunista che si rispetti.
Calcisticamente cresce nell'Hansa Rostock, l'ultima squadra ad aver vinto la DDR-Oberliga nel 1991 in quello che deve essere stato uno dei tornei più nostalgici di sempre. Qui impara a vincere tutti i duelli aerei e provare rimpianto per il Patto di Varsavia. Infatti sceglie di dividere la sua carriera tra Germania, Austria, Friuli e Cina senza mai allontanarsi veramente dai paesi del blocco orientale.
Voto: 8 mezzo voto in meno per aver giocato una stagione in Cina nello Shanghai Shenhua.
Senso del gol
In gioventù Jan Koller ha giocato principalmente come portiere di hockey, e quello sognava fosse il suo mestiere. Non avendo sfondato in quella disciplina, molto famosa in Repubblica Ceca, decise di dedicarsi unicamente al calcio saltando nel giro di qualche sportellata in area dalla quarta categoria allo Sparta Praga, la migliore squadra ceca. Proprio allo Sparta divenne definitivamente quello che tutti conosciamo: un centravanti. Dato che nessuno è profeta in patria, dopo due anni con 5 gol in totale, anche Jan ha dovuto espatriare per iniziare a segnare. Dal passaggio al Lokren in poi la sua media gol è stata constante e importante. Nel 1999 vince la classifica marcatori del campionato belga con 24 reti e si guadagna la maglia dell'Anderlecht con cui continua a segnare a ripetizione, anche in Europa dove segna al Manchester United su assist di Walter Baseggio e al Bologna.
Anderlecht Bologna 2 a 1, doppietta di Jan Koller e gol Giuseppe Signori per i felsinei. Nostalgia livelli Paramatti.
Le ottime prestazioni in Belgio, 86 gol in cinque stagioni, gli valgono il passaggio al Borussia Dortmund di Marcio Amoroso e Tomas Rosicky dove continua a segnare con regolarità senza però più superare i 20 gol a stagione, segnandone 61 in 152 partite e vincendo una Bundesliga nel 2002. Girerà l'Europa fino a chiudere al Cannes, nella terza serie francese, segnando 25 gol in 47 presenze.
Al Borussia Jan è stato molto amato.
Ma dove Jan Koller ha veramente esaltato le sue doti di marcatore è stato in Nazionale. Ha avuto la fortuna, e la bravura, di essere il faro offensivo di una delle migliori squadre ceche della storia, dove ha potuto sfruttare a pieno le doti offensive di gente come Nedved, Poborsky, Rosicky e Baros per segnare 55 gol in 91 presenze tra il 1999 e il 2008 e partecipando a tre Europei ed un Mondiale (per fare un paragone completamente poco sensato, ma divertente, Lionel Messi ne ha segnati 55 in 113 presenze con l'Argentina). Ancora oggi è il miglior marcatore della storia della Repubblica Ceca.
I migliori gol di Jan Koller con la nazionale con sottofondo di musica rock ceca, ma che ne sanno i bambini Pellè.
Voto: 8
Carsten Jancker inizia a prendere confidenza con il gol nel 1995/96 con indosso la maglia del Rapid Vienna. Se nel campionato austriaco segna 7 volte in 29 presenze, uno score per nulla eccezionale, in quell'edizione della Coppa delle Coppe segna 6 gol in 7 gare, decisivi per condurre il Rapid alla finale, poi persa con il PSG.
Qui tutti i gol del Rapid Vienna in quella magica edizione della Coppa delle Coppe (#machenesanno) con sottofondo la sigla di Otto e mezzo. Jancker è quello più grosso di tutti col 9 e che inizia a segnare a 2:09, vale tutti i 5 minuti ed 11 secondi che dura.
Un lungagnone che fa gol non poteva non fare gola alla Bundesliga dell'epoca e le sue prestazioni se le assicura il Bayern di Monaco ancora lontanissimo dall'idea di calcio di Guardiola. Il primo anno gioca poco e segna ancora meno, un gol, poi arriva l'estate del 1997. Il 15 agosto del 1997, Carsten Jancker segna 5 gol in un primo turno della Coppa di Germania, in una partita finita 1 a 16 e chiusa da un gol di Ruggero Rizzitelli. Da questo momento in poi inizia a guadagnare il suo posto al sole nel Bayern. Al fianco di Giovane Elber vive stagioni da una quindicina di gol l'anno, i tifosi bavaresi gli dedicano un coro Carsten Jancker Fussball Gott, che vuol dire “Carsten Jancker Dio del calcio”. A Monaco rimane fino al 2002, quando dopo una stagione disastrosa a livello realizzativo passa all'Udinese dopo aver contribuito alla vittoria di 4 Bundesliga, 2 coppe di Germania, 4 coppe di Lega, una Champions League e una coppa Intercontinentale con 48 gol.
Tutti i gol di Carsten Jancker nella Bundesliga 1997/98 con Trapattoni in panchina e musica techno come sottofondo. Jancker sembra un nichilista berlinese pronto per entrare al Berghain. Se ci tenete, dello stesso genere, trovate i gol del 98/99, 99/00 e 00/01 con musica sempre più insensata.
In Serie A non lascia traccia, segnando appena due gol in due stagioni, tanto che neanche si trovano su YouTube. Torna in Germania al Kaiserslautern giusto per migliorare il suo record di gol in partite troppo squilibrate del primo turno della Coppa di Germania segnando 6 reti nella sfida contro il FC Shönberg 95, finita 0 a 15.
Per puro diritto di cronaca, e per darvi un saggio delle possibilità di internet, qui sopra trovate i gol di quella partita. Più una gallina.
Si ritira con questo bottino: 83 gol in 325 presenze nei vari campionati, 10 reti in 33 partite con la Germania, 29 marcature in 53 sfide con le Nazionale giovanili dove probabilmente la sua stazza rispetto agli under deve averlo aiutato parecchio, 12 in 49 incontri di Champions League, 7 gol in 14 partite in competizioni UEFA per club, 22 marcature in 26 turni di Coppa di Germania e sappiamo tutti come ha fatto.
Voto: 7,5
Con la palla in aria
Alto è alto, Jan Koller, ma come se la cavava nel gioco aereo, un fondamentale in cui l'altezza da sola non basta? Oooooohhh…
Se la cavava incredibilmente bene.
Jan Koller è stato fortissimo di testa. Sulle palle alte faceva valere i suoi centimetri, ma era dotato anche di una notevole coordinazione e di grandissima forza e precisione nell'impatto. Guardate ad esempio quanto colpisce forte il pallone in questo gol agli Stati Uniti durante i Mondiali del 2006.
Jan Koller è una bestia.
Quando riusciva a prendere posizione davanti al difensore era praticamente impossibile contestargli il colpo di testa, come in questo bel gol in maglia Monaco. La sua altezza gli permetteva di colpire il pallone di testa da posizioni e altezze inimmaginabili per i difensori, che riusciva spesso a ridicolizzare, come in questo gol in cui è evidente che il suo marcatore non ha la più pallida idea di come fermarlo.
Purtroppo non si trovano statistiche precise sulla percentuale dei gol di testa di Jan Koller sul totale, quindi mi atterrò ad un vago “molto alta”, forse solo inferiore a Oliver Bierhoff. No, serio, èstatodavverofortissimoditesta.
Voto: 9
Carsten Jancker, al contrario, è stato meno forte nel fondamentale di quanto ci si sarebbe aspettato dai suoi centimetri. Il motivo è forse da ricercare in un episodio che lo ha visto protagonista nel suo anno al Rapid Vienna, quando andando a colpire un pallone di testa un giocatore del Feyenoord ha provato a decapitarlo.
Rischia di morire, rientra, fa gol anticipando il difensore. Tutto Carsten Jancker in un minuto.
I suoi gol di testa sembrano tutti frutto della necessità, come se da quell'altezza non potesse esimersi dal colpire il pallone ancora in aria ogni tanto. Sono quasi sempre gol facili, difficilmente si nota una preparazione specifica come in altri attaccanti della scuola tedesca che invece sono stati tra i più forti al mondo di testa (Bierhoff, Klose, Voller).
Anche nel suo più bel gol di testa, sembra tutto un po' casuale: Elber che gli alza un pallone perché non sa come giocarlo, il portiere che rimane a metà strada e Jancker che usa il colpo di testa per rifare il suo colpo preferito, il pallonetto, usando il collo come una frusta. Dopo esulta dandosi dei colpi sulla fronte, come per dire “ incredibile, ho segnato di testa”.
Voto: 7
Sproporzione rispetto al resto dei giocatori
Jan Koller era noto anche con il soprannome di Dino, nato negli anni allo Sparta Praga, anni in cui il film più famoso era Jurassic Park. Interrogato sull'origine, Jan rispose così: «Sapete, i dinosauri sono enormi, ed io sul campo da calcio ero sempre il più grosso. Dunque presero a chiamarmi "Dino" e quel nome mi rimase».
Voto: 10
Di Carsten Jancker mi viene da pensare che fosse un proto Mario Mandzukic, quel tipo di giocatore che fa della sua stazza un arma in tutte le zone del campo, non solo dentro l'area di rigore. Un giocatore difficile da replicare, ad esempio oggi avremmo difficoltà a trovare giocatori simili a Mandzukic, ma di cui è molto facile innamorarsi. Giocatori che non sono poi così più grandi degli avversari, ma che si gonfiano come orsi bruni per venirti a strappare una palla vicino alla bandierina. Che ti entrano in scivolata come pazzi, urlando qualche frase sconnessa, che incutono timore.
Voto: 8,5
E i piedi?
Il calcio, più di altri sport, richiede un insieme di abilità necessarie per poter essere un professionista. Se nel tennis può esistere un giocatore come Karlovic, alto 211 centimetri, la cui unica vera qualità è quella di servire dal secondo piano di un palazzo; se nel basket puoi essere anche quello capace solo a schiacciare e difendere il tuo anello, nel calcio ti tocca saper fare altre cose, anche se sei alto 202 centimetri e pesi 103 chili. Jan Koller sapeva fare anche altre cose, e le sapeva fare bene.
Contro il Real Madrid, in maglia Borussia Dortmund. In questo video si capiscono bene le qualità nel palleggio di Jan Koller, soprattutto spalle alla porta. Segna anche, di piede, al minuto 1:28.
Koller davanti al portiere era un giocatore estremamente freddo, dimostrando notevoli qualità nel dribbling da fermo, come in occasione di questo gol all'Olanda in cui scarta Van Der Saar o questo bellissimo gol dopo un dribbling stretto che immagineresti proprio di giocatori notevolmente più brevilineei. La sua stazza gli permetteva di difendere il pallone, attirare la difesa e avere lo stesso il tempo di scaricarlo abbastanza agevolmente, grazie ad una buona visione di gioco, come nel caso di questo assist di tacco.
Non è un caso che uno dei migliori assist della sua carriera sia fatto con la maglia della Repubblica Ceca. In quel sistema ricopriva il ruolo di unica punta (poi ha giocato con Baros, perfetta seconda punta) intorno alla quale ruotavano i vari giocatori di talento di cui era piena quella squadra. Ed era proprio la sua abilità nel giocare il pallone e poi finalizzare in area uno dei punti di forza del sistema offensivo della Repubblica Ceca e che ha permesso a Jan Koller di segnare 55 gol in 91 partite, una media nettamente più alta di quella tenuta con i diversi club.
Con tutto quel peso, Jan Koller era anche un attaccante molto potente. Soprattutto i primi anni in Belgio, quando era nel pieno della forza muscolare, ha segnato diversi gol di destro, con stop e tiri al volo sempre più complicati fino a sublimare tutto in quello che è forse il più bel gol della sua carriera.
Voto: 7,5
Di Carsten Jancker ci è arrivata un'idea distorta, portata da lui nei suoi due anni ad Udine. Su internet si trovano articoli che lo definiscono gatto di marmo, bidone, il panzer che non faceva paura a nessuno. Al netto del suo pesante fallimento in Italia, Carsten, ha dimostrato di essere un buon attaccante durante gli anni in Germania. I 93 chili lo rendevano un attaccante potente e le gambe lunghe che si ritrova gli hanno permesso di dominare l'area di rigore. Molti dei suoi gol arrivano su palle sporche, in mischia, da cross bassi, palloni che riusciva a colpire prima dei difensori proprio grazie ai suoi centimetri, che gli permettevano anche di essere molto forte in acrobazia, come possiamo vedere da questo gol semplicemente assurdo:
Direttamente dal tumblr rovesciatepazzescordinatedafuoriarea.
Con una tecnica di base più che sufficiente, lontano dalla porta il suo modo di giocare è stato simile a quello di Koller, ovvero un gioco principalmente spalle alla porta per aprire spazi ai compagni. Con meno visione di gioco del ceco, uno dei suoi migliori assist è praticamente uguale a quello del rivale.
Carsten Jancker ha eccelso in una giocata in particolare: il pallonetto davanti al portiere. Le squadre della Bundesliga anni '90 dovevano avere qualche credo basato sulla difesa alta, perché sono davvero tante le situazioni in cui Jancker si è trovato ad attaccare uno spazio totalmente aperto.
Prima segna con una specie di tiro/pallonetto ibrido dopo 40 metri in solitaria, il gol successivo è un pallonetto punitivo per il portiere che rimane nel purgatorio dei portieri.
La sua carriera è piena di questi gol, c'è il pallonetto spurio quasi dalla riga di fondo, quello non necessario proprio per ricordarci che a lui piace segnare così, quello che sembra un coito interrotto, quello che gli esce anche se voleva fare un'altra cosa, in corsa molto preciso, quello proprio che lo voleva fare e ha aspettato il momento giusto fino all'ultimo, un numero piuttosto alto di pallonetti direi.
Voto: 7,5
Cattivo in un film americano anni '80
Euro 2000, si affrontano Repubblica Ceca e Olanda, su un pallone che vola si avventano Jaap Staam e Jan Koller. Il difensore olandese ha la peggio e ne esce con uno squarcio evidente sopra l'occhio che i medici olandesi gli curano con 10 punti di sutura, cuciti lì sul campo.
L'episodio rimane famoso per la seconda parte, Jaap Staam che si fa cucire silenziosamente il sopracciglio in mondovisione, ma preso tutto insieme racconta che se qualcuno può infliggere una ferita al gigante olandese, quello è Jan Koller, il gigante ceco. In realtà Jan non ha mai espresso molta cattiveria, sembra lo zio simpatico che non si è mai sposato e di cattivo ha solo i 202 centimetri, che comunque è molto più di alcuni villain del cinema.
Voto: 7,5
Lo ammetto, questa categoria l'ho creata appositamente per Carsten Jancker perché mi dispiaceva che perdesse quasi in tutte. Guardatelo, sembra nato esattamente con lo scopo di recitare in un film di Jean Claude Van Damme e perdere malamente dopo essersi fatto odiare per tutta la pellicola.
E...titoli di coda.
Grosso, completamente calvo, occhi spiritati, sopracciglia invisibili. Carsten Jancker è l'amico che imbruttisce la gente appena gli fa un minimo sgarbo. Imbruttisce a chi lo contrasta in allenamento, imbruttisce anche il buon Sammy Kuffour, reo di aver deviato un tiro di Jancker diretto in porta, in posizione di fuorigioco.
Tutta la street creed di Jancker in 9 secondi. C'è anche l'imbruttita a Berti Vogts, colpevole di chiamarsi come un attaccante dell'Inter, a cui grida “Vogts, du Arschloch” che più o meno vuol dire stronzo.
Voto: 10
Momento più what the fuck
Al 65esimo minuto di un Bayern Monaco – Borussia Dortmund, dopo il gol del 2 a 1 di Pizzaro, l'arbitro estrae il secondo giallo per proteste all'indirizzo di Lehmann. Avendo finito le sostituzioni il Borussia manda in porta Jan Koller. La decisione è quasi naturale per due motivi: Koller ha fatto il portiere di hockey su ghiaccio fino a vent'anni, Jan Koller occupa tutta la porta:
La maglia di Lehmann gli va stretta.
Tra i pali Koller farà un paio di uscite notevoli, in cui sembra bloccare il pallone all'altezza del petto, un uscita a valanga e una quasi cappella su un tiro di Lizarazu. Ma il momento più bello avviene nell'ultima azione: Koller sale su un calcio d'angolo perché è un attaccante che fa il portiere che fa l'attaccante, la spizza di testa, ma Khan blocca. L'azione si ribalta, lui torna in porta e finisce per fare una parata assurda su Ballack bloccando un tiro violentissimo come se fosse tutto supernormale.
Seguite il video fino alla parata.
Voto: 8
Il momento più WTF di Carsten Jancker è così oltre che non posso mostrarlo qui. Se proprio volete – a vostro rischio e pericolo – ci potete arrivare cliccando sulla prossima frase: NON CLICCATE.
Voto: 9
Risultati
Più andavo avanti nella scrittura più mi era chiaro di quanto fosse inesplorata la tundra abitata dal giudizio verso Jan Koller e Carsten Jancker. Quello che ne è uscito fuori è poco più di una boutade molto lunga nella quale ho provato a montare insieme un po' di notizie, qualche video, dei riferimenti sportivi e culturali per creare una storia. Alla fine l'unica cosa che mi appare chiara è di come il ricordo abbia distorto la realtà. Di come erroneamente Koller e Jancker siano rimasti incastrati nei loro corpi enormi, oggi probabilmente avremmo creato dei meme dal video di Koller a contrasto con Lahm, corpi che indirizzavano il giudizio su di loro.
Entrambi hanno attraversato un'era calcistica incredibilmente piena di talento, entrambi hanno fatto del loro meglio. Quello che è possibile leggere nelle pieghe è che dovremmo ricordarli come due attaccanti fatti e finiti, con punti di forza evidenti come i punti deboli, due giocatori che sono riusciti lì dove la loro stazza poteva essere un limite a farla diventare una forza. In un calcio sempre più muscolare e cinetico possiamo usarli come esempio di come è possibile saper fare tutto su un campo da calcio anche con quel fisico.
Ah, per completezza, ha vinto Jan Koller 67,5 a 66 diventando così il più forte gigante del calcio nostalgico.