Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Storia del gol alla Del Piero
18 mag 2016
Ascesa e caduta di uno dei gesti tecnici più eterei che riusciamo a ricordare.
(articolo)
24 min
(copertina)
Illustrazione di Tommaso Dal Poz
(copertina) Illustrazione di Tommaso Dal Poz
Dark mode
(ON)

«Fiorì per prima l'età dell'oro; spontaneamente, senza bisogno di giustizieri, senza bisogno di leggi, si onoravano la lealtà e la rettitudine.»

Ovidio, Metamorfosi, I 89-90

«Ah… come gioca Del Piero»

Maurizio Mosca

C'è stato un periodo dei miei nove anni in cui tutto quello che facevo era andare a scuola, mangiare e aspettare che Alessandro Del Piero segnasse con un tiro a giro sul secondo palo. Questo arco temporale è stato piuttosto breve, ma ha avuto un impatto enorme su quella che è stata la carriera di uno dei calciatori italiani più importanti degli ultimi 20 anni.

Ancora oggi segnare con un tiro a giro sul secondo palo da una zona vicina all'incrocio dell'area di rigore viene definito un gol-alla-Del Piero, come se l'attaccante italiano avesse affisso il suo marchio indelebile e immortale su questo tipo di segnatura. Cercando “gol alla Del Piero” su Google - dove con le virgolette si vuole restringere all'occorrenza delle tre parole vicine - si ottengono circa 9730 risultati, mentre con un meno specifico “tiro alla Del Piero” i risultati rimandati sono meno di un quarto, 1540. In un gioco così particolare e soggetto ad un enorme quantità di variabili è raro veder identificato un gol con un singolo giocatore, per esempio è più facile sentir parlare di azione alla Robben che di gol alla Robben; di tiro alla Roberto Carlos, più che di gol alla Roberto Carlos. In questo articolo Emanuele Atturo si chiedeva perché chiamiamo questo tipo di gol alla Del Piero e non alla Chiesa, che di questi gol a giro sul secondo palo ne ha segnati davvero molti.

Fermo immagine del documentario Io, Alex Del Piero.

Nella nascita di una definizione concorrono sempre diversi fattori, anche casuali, soprattutto se parliamo di neologismi giornalistici. In questo caso sembrano essere principalmente due: calciare il pallone di interno collo a giro sul secondo palo è davvero un modo molto efficace per segnare un gol e Del Piero è stato tra i primi a farcelo notare; c'è stato un momento in cui tutti pensavamo che Del Piero non avrebbe potuto far altro che segnare tirando in quel modo.

«Ne fece diversi belli, straordinari… era diventata veramente la mattonella come si avvicinava in quella posizione comunque c'era un po' la sensazione che lui potesse fare il tiro ad effetto imparabile per i portieri».

Angelo Di Livio

Questa sensazione di perfezione, nei fatti, durerà molto poco. Se Del Piero nella sua carriera ha segnato 346 gol, di cui diversi veramente spettacolari, si contano appena sulla punta delle dita quelli che possiamo chiamare effettivamente gol alla Del Piero.

Una periodizzazione

La definizione di gol alla Del Piero ha subito una distorsione nel corso degli anni, passando dall'essere una categoria di cui poteva vestirsi praticamente solo Alessandro Del Piero ad essere la categoria universale sotto la quale inseriamo tutti quei gol segnati tirando a giro sul secondo palo. Citando Daniele Manusia questi gol sono più una questione di rapporto tra la potenza e un tipo di parabola più tesa, o a foglia morta, e non è per fare il nostalgico, ma il 50% è tecnica di tiro, l’altro 50% la tecnologia con cui sono fatti i palloni. La categoria che mi interessa analizzare è quella che potremo azzardarci a chiamare i gol alla Del Piero di Del Piero. È una categoria diversa dalla prima e fortemente racchiusa nello spazio e nel tempo, con dei codici molto rigidi, ma contemporaneamente così importante all'interno del concetto stesso di tiro a giro da averlo influenzato. Solo apparentemente le due categorie sono inclusive, invece – come vedremo – non è necessariamente così.

Quando si parla di quei gol di Del Piero è utile partire inquadrando il periodo e la loro evoluzione. Qual è quindi la genesi del gol alla Del Piero? Quali gol possiamo chiamare alla Del Piero? E come sono i gol alla Del Piero di Del Piero?

Siccome credo di essere la persona ad aver speso più tempo a guardarli quei gol, mi sono avventurato in una ricostruzione alla Hobsbawm del fenomeno, dividendolo in 3 fasi che chiamerò Protogol alla Del Piero, L'età dell'oro, Il declino.

Protogol alla Del Piero

Durante questo periodo abbiamo iniziato a comprendere cosa sarebbe stato il gol alla Del Piero realizzato dallo stesso Alessandro Del Piero. Considerando la sua abilità di segnare questo genere di gol come innata, possiamo racchiudere questa fase tra il 9 novembre 1974, giorno della sua nascita, e il 13 settembre 1995, giorno del gol al Borussia Dortmund; individuando una fase storica della durata quasi esatta di 21 anni. Definisco i 3 gol di questo periodo come protogol in quanto ci preparano per quelli che saranno i veri gol alla Del Piero (o l'età dell'oro). Ovvero in questi gol, per un motivo o per un altro, mancano di alcuni dei codici che serviranno ad identificare il gol alla Del Piero.

Napoli – Juventus 0-2 (18 settembre 1994)

Il 18 settembre 1994 Alessandro Del Piero ha 19 anni, i capelli lunghi e un futuro luminoso davanti. Nonostante abbia giocato ancora molto poco è diffusa l'idea che sia l'erede di Roberto Baggio, la prossima cosa meravigliosa del calcio italiano. Fino a quel momento ha segnato 5 gol con la maglia della Juventus, di cui 3 in una sola partita contro il Parma ed è alla quarta apparizione dal primo minuto. Al 27° del secondo tempo Antonio Conte, ancora discreto centrocampista, sbaglia uno stop di coscia creando una situazione in cui lui e due giocatori del Napoli si contendono il pallone. Dal successivo contrasto ne esce una palla sporca che arriva tra i piedi di Del Piero che sta correndo verso la porta. Davanti a sé vede Conte, che sta cercando di recuperare il pallone, e 4 difensori del Napoli.

Dopo aver toccato due volte il pallone verso destra, per eludere il muro di persone che si frappongono fra lui e la porta, Alessandro Del Piero lascia partire un destro abbastanza secco mentre il suo corpo è totalmente parallelo alla porta. C'è una corrente di pensiero che vorrebbe far partire i gol alla Del Piero da qui, ma se guardate con attenzione il replay da dietro la porta vedrete che il tiro è a giro, angolato, ma non ha nulla della parabola, non scavalca il portiere ma lo aggira. Contiene in sé molte di quelle che saranno le caratteristiche del tiro alla Del Piero, ad esempio il modo in cui sposta il pallone verso destra per crearsi lo spazio, ma non è ancora il prodotto finito. Lo stesso Del Piero ci avverte «credo sia stato un bel gol il mio, non straordinario. Bravo Conte a farmi il velo sul centro di Vialli, e poi ci vuole anche un po’ di fortuna per fare un gol così». Bello, non straordinario.

Se continuate a far scorrere la sintesi della partita vedrete come il numero 3 del Napoli ha ringraziato Del Piero per il gol.

Lazio-Juventus 3-4 (11 dicembre 1994)

Questo gol è da considerarsi un passo avanti nell'evoluzione verso la forma perfetta di gol alla Del Piero. Sebbene a guardarlo risulti molto meno netto e pulito del gol al Napoli, qui ritroviamo per la prima volta una dinamica fondamentale, senza la quale questo tipo di gol non esisterebbe: il pallone scavalca il portiere, e lo scavalca come farebbe un pallonetto. Il punto in cui il pallone passa sopra l'altezza della traversa prima e sopra la mano del portiere poi; quello è il punto per cui il gol alla Del Piero è suo, principalmente suo.

Questo è un gol bellissimo, dimostra quanto era etereo Del Piero a 19 anni, prima che il calcio prendesse una direzione più muscolare, prima che lui prendesse una direzione più muscolare. Riceve un pallone forte e col primo controllo ha già saltato l'avversario, poi sul ritorno, quando i due difensori gli si mettono davanti, lui sa già benissimo dove passerà, aspetta solo un attimo per essere sicuro e poi si infila lì, dove ha deciso lui, con una facilità che a vederla ora mi fa una nostalgia cane. Poi il gol, il modo forse più perfetto di calciare da quella mattonella; ma va escluso dai gol alla Del Piero puri perché, anche questo, manca di alcuni elementi che lo renderebbero tale: il tiro avviene da dentro l'area, non esiste: il gol alla Del Piero è sempre da fuori area; Del Piero ha ancora i capelli lunghi mentre il gol alla Del Piero di Del Piero richiede che abbia il capello corto. So che sembra assurdo, ma per me – come spiegherò meglio più avanti – è prima di tutto una sensazione estetica, e questa esclude un capello così lungo, barbarico.

Juventus Cagliari 3-1 ( 4 giugno 1995)

Questo è il gol alla Del Piero ignorato da tutti e che metto nel pezzo per creare un senso di novità in chi legge. In realtà mi serve per rafforzare un concetto fondamentale, se infatti qui non c'è quasi nulla del gol alla Del Piero, non c'è neanche il portiere, c'è molto del modo di calciare che aveva Del Piero.

In quella situazione di campo è ovvio che il modo migliore per segnare sia un pallonetto che scavalchi il difensore. Ma come si tira un pallonetto? Quanto è immediato scegliere di segnare in pallonetto distando pochi metri dalla linea di porta? Per Alessandro Del Piero quel tipo di parabola che si viene a creare calciando con l'interno del piede in un certo modo, una parabola che gira, ma soprattutto sale e poi rapidamente scende, è assolutamente naturale. E questo farà tutta la differenza del mondo.

L'età dell'oro

Questa fase è quella che definisce il gol alla Del Piero come tale, che ne ha creato il mito e che ancora oggi continua ad alimentarlo. Possiamo inscriverla nei 15 mesi che passano tra il 13 settembre 1995 e il 15 dicembre 1996. Un periodo piuttosto breve che, a sua volta, contiene in se stesso i 35 giorni che dividono l'inizio di questa fase dal 18 ottobre 1995, periodo nel quale Del Piero segnò per 3 volte con un tiro a giro sul secondo palo, sempre durante lo stesso girone di Champions League.

Questa immagine molto sfocata fotografa l'esatto momento che precede la nascita del gol alla Del Piero.

Durante questa fase Alessandro Del Piero vince una Champions League, una supercoppa Italiana, una coppa Intercontinentale, il trofeo Bravo, assegnato al miglior Under 21 d'Europa, e arriva quarto nella classifica del Pallone d'Oro. La fine di questa fase corrisponde anche ad una cesura nella sua carriera: nell'estate del 1996 alla Juventus arriva Zinedine Zidane e Del Piero inizia quel progressivo avvicinamento all'area avversaria che lo porterà a stagioni da 20-30 gol, ma che toglierà parte della sospensione di incredulità che ne aveva caratterizzato alcune giocate nei primi anni e che sembrava essere una condizione fondamentale per realizzare i seguenti gol.

Borussia Dortmund-Juventus 1-3 (13 settembre 1995)

Ci sono alcuni dati che fanno da contorno a questo gol e che ho scoperto solo ora: quella con il Borussia Dortmund è la prima partita in Champions League della Juventus. L'ultima apparizione dei bianconeri, infatti, risale a 10 anni prima quando la competizione era più umilmente chiamata Coppa dei Campioni. È anche la prima presenza in Champions League per Alessandro Del Piero, che ancora non ha compiuto 21 anni. Si gioca a Dortmund, al Westfalen Stadium, una delle arene più calde del mondo e dopo 36 secondi il Borussia passa in vantaggio. Questi fatti, se possibile, ammantano ancora più di leggenda questa partita e questo gol, che ha effettivamente dato il via a quel fenomeno che conosciamo come gol alla Del Piero.

Con questo bagaglio di prime volte sulle spalle, sul 1 a 1 Paulo Sousa strappa un pallone dai piedi del suo compagno Jugovic e lancia Del Piero sulla fascia sinistra con un esterno favoloso, uno di quei colpi che pensi possano appartenere solo ai giocatori contemporanei. Del Piero raggiunge il pallone 10 metri prima della fine del campo, entra in area e punta Kohler, rientra sul destro, si ferma, considera di andare a sinistra, va di nuovo a destra creandosi lo spazio per calciare. Il resto - e lo dico con solo una certa quantità di retorica - è storia.

Il telecronista è talmente disorientato da questo gol, fuori dagli schemi abituali dei gol del 1995, da considerarlo il gol del pareggio, quando è effettivamente la rete dell'1 a 2.

Dalle immagini non si capisce se c'è un momento in cui Del Piero si accorge che il portiere del Borussia è troppo avanti e decide che quella parabola così precisa, che supera la traversa nel suo punto più alto per poi abbassarsi verso l'incrocio, sia il modo migliore per calciare o se, semplicemente, quello è il modo in cui Del Piero ha deciso debba calciarsi da quella posizione, con quella parabola che pure se lenta è la miglior soluzione per superare i portieri. Se i gol alla Del Piero fossero un culto (magari un giorno, chi può dirlo) l'interpretazione di questa scelta sarebbe motivo di scisma; c'è infatti da valutare se la nascita del gol alla Del Piero, perché è in quel momento che nasce, sia dovuta ad un gesto di incredibile istinto e poesia oppure sia semplicemente frutto di un calcolo. Il calcolo di un giocatore in grado di decidere liberamente le traiettorie da far percorrere al pallone sì, ma pur sempre un calcolo.

Digressione: credo succeda a tutti di manipolare i ricordi del passato, inconsciamente, ripulirli un po' rendendoli migliori di quelli che sono, essere convinti di cose che un giorno vostra madre vi farà scoprire essere andate in maniera completamente differente. Ecco, nei miei ricordi, nella percezione che ho di me stesso bambino, questa è la prima partita della mia squadra del cuore che ho avuto modo di vedere in televisione. Per come la vedo io, esiste una mia esistenza che precede questa partita fatta solo con le migliori azioni di gioco e una successiva, che continua anche adesso, fatta di tensioni, tempi morti, analisi, insomma di partite vissute per 90° minuti. Forse per questo sono così legato a questo gol, lo considero uno spartiacque non solo per Alessandro Del Piero, ma più in piccolo anche per me.

Rivediamolo da dietro la porta, dai.

Juventus-Steaua Bucarest 3-0 (27 settembre 1995)

Questo dovrebbe essere il più bello dei gol alla Del Piero di Del Piero, se la bellezza fosse un concetto estetico univoco, senza sfumature. Partiamo dallo stop: perfetto. Non impossibile, sia chiaro, ma il valore di uno stop risiede principalmente in quanto riesci a tenere il pallone il più possibile vicino a te e lontano dall'avversario. Le finte: il giocatore della Steaua si mette tra Del Piero e la porta, come ti insegnano dal secondo giorno di scuola calcio, ma Del Piero fa una finta così credibile di calciare, con la gamba tirata indietro, da sbilanciarlo completamente. Il resto è il classico movimento verso destra e il calcio.

Stelea, il portiere della Steaua, deve aver visto il gol fatto da Del Piero pochi giorni prima a Dortmund perché sta molto attento a non stare troppo avanti, come spesso fanno i portieri per chiudere lo spazio orizzontale della porta quando un attaccante è al limite dell'area. Quando parte il tiro si trova solo un passo oltre la linea di porta, praticamente il minimo sindacale; eppure prende gol a pallonetto. Per qualche motivo dopo la partenza del tiro, Stelea fa qualche passetto in avanti, come per aggredire la palla, quasi non si fosse reso conto che quella che stava subendo era una parabola arcuata. Intendiamoci è anche un po' sfortunato, tocca il pallone con la mano ma non ha forza sufficiente per spingerlo fuori dallo specchio della porta; anzi se possibile lo avvicina ancora di più all'incrocio, come se volesse migliorare una traiettoria già apparentemente perfetta.

Da questo video si capisce ancora meglio:

In quel periodo Del Piero giocava con dei lunghi lacci neri legati intorno al polpaccio nella parte alta del calzettone. Questo creava un effetto particolare, in quanto la parte finale di questi lacci ricadeva sulla gamba di Del Piero e finiva per ballare in continuazione a tempo dei suoi movimenti. Non sono mai stato in grado di capire se quelli erano i lacci degli scarpini, che in qualche modo riusciva a legare lì impedendo che gli dessero fastidio nella zona del collo del piede o se era semplicemente un vezzo estetico un po' strampalato da ventenne, come oggi le creste e i tatuaggi. In ogni caso per me questi lacci e i capelli tagliati corti, probabilmente dovuti al servizio militare, fanno parte del gol alla Del Piero di Del Piero tanto quanto la parabola e il secondo palo.

Non sono riuscito a trovare una foto migliore dei lacci durante la partita con la Steaua Bucarest, ma se guardate attentamente capite di che parlo. In alternativa potete vederli meglio i

Juventus-Glasgow Rangers 4-1 (18 ottobre 1995)

Questo gol riassume bene come a Del Piero in quel periodo riuscissero cose semplicemente assurde: pensare di segnare da quella posizione con un tiro a giro che scavalca completamente il portiere per poi riscendere sotto l'incrocio è folle. Lo sarebbe ancora oggi, anche con i palloni moderni che sembrano permettere qualunque traiettoria un piede allenato voglia imprimergli. Ma tutto questo ad Alessandro Del Piero in quel momento semplicemente non importa.

Chissà se a Paulo Sousa glielo ha detto: “fermami il pallone che lo calcio sotto l'incrocio dopo avergli fatto fare una parabola assurda” o se Paulo Sousa fosse completamente estraneo alla vicenda come sembra (anche perché dopo aver fermato il pallone scappa via come uno che si ricorda di aver lasciato qualcosa sul gas). Inoltre prima di calciare Del Piero ha il braccio sinistro alzato. Che avrà voluto dire con quel braccio sinistro alzato? “Tranquilli faccio gol”? Oppure “la calcio nel punto x”? Questa lettura potrebbe dare al gol un carattere casuale, come se Del Piero avesse voluto calciare una normalissima punizione in mezzo, ma i palloni calciati da lui in quel periodo non potessero far altro che finire all'incrocio. Casuale o voluto questa rete ai Glasgow di Rangers passerà alla storia come la terza volta, nel giro di soli 35 giorni, in cui Del Piero riesce a calciare il pallone all'incrocio sinistro della porta avversaria dopo avergli fatto compiere una parabola particolare, che a questo punto è solo sua.

Juventus-Verona 3-2 (15 dicembre 1996)

Sono passati 14 mesi dal gol ai Glasgow Rangers e Del Piero si ripete, questa volta in campionato. Paradossalmente dei 4 gol che storicamente consideriamo alla Del Piero, tre sono stati segnati in Champions League ed uno solo in campionato, mentre la distribuzione delle sue reti vede 188 gol in serie A e 47 gol in Champions. Questo gol al Verona è fastidiosamente simile a quello alla Steaua, come se il suo cervello avesse solo dovuto ripetere movimenti oramai completamente suoi. Puntare l'avversario, fintare di calciare tirando indietro la gamba destra con un movimento un po' vezzoso ma molto credibile, spostarsi il pallone verso destra e calciare con il collo interno.

Oramai Del Piero sembra possedere così tanto questa parabola da non aver neanche più bisogno di cercare l'incrocio. Guardate dove entra questa palla, quasi a mezza altezza. Cosa ci hai voluto dire con questo gol, Alessandro? I tuoi capelli stanno tornando lunghi, l'esultanza è meno gioiosa, Zidane che viene ad abbracciarti. Magari hai già dismesso i lacci neri al polpaccio e lo sai che questo è il tuo ultimo gol così, come i Beatles quando suonarono sul tetto della Apple Records e la tristezza era visibile intorno a loro. Forse sono i quasi venti anni di storia passati tra questo gol e oggi, però rispetto agli altri mi sembra così decadente, un falò sulla spiaggia il 31 agosto.

Il declino

Continuando l'esercizio di periodizzazione possiamo affermare che il declino dei gol alla Del Piero di Del Piero è ancora in atto. Non avendo ancora ufficializzato il ritiro, Alessandro Del Piero potrebbe tranquillamente farsi crescere un accenno di pancetta, stempiarsi ancora un po' e andare a giocare in un campionato minore con l'unico scopo di segnare gol alla Del Piero sempre più decadenti. Questa è anche la fase più prolifica: dal gol al Verona in poi le reti saranno più di 250, ma non solo. Ci troviamo anche molte delle cose che hanno formato l'idea che abbiamo di lui: un infortunio molto grave al ginocchio, la fascia da capitano, gli errori nella finale di Euro 2000, lo scandalo di calciopoli. E poi la vittoria del mondiale, la serie B e i momenti in cui il suo talento è stato seriamente messo in dubbio, fino all'addio alla Juventus. I gol alla Del Piero di Del Piero di questa fase, anche per tutte questi avvenimenti, sono gol pieni di meravigliosa angoscia: l'amore che strappa i capelli è perduto ormai/ non resta che qualche svogliata carezza/ e un po' di tenerezza direbbe De Andrè. Queste svogliate carezze non sono poche e non sono neanche banali, Del Piero continuerà a segnare calciando a giro sul secondo palo per tutta la carriera, semplicemente non sono più i gol che sembrava poter segnare solo lui, e che io mi aspettavo ogni domenica a 10 anni. Segnerà così al Napoli, con frequenza e in momenti completamente diversi della sua carriera (ben 3 che potete trovare qui, qui e qui), o ancora alla Lazio in una delle peggiori sconfitte della storia della Juventus. È così affezionato al modo in cui si deve calciare propriamente un pallone a giro, che arriverà fino a Sidney per spiegarlo. Ho scelto i quattro gol che secondo me spiegano meglio le sfumature di questo declino, anche se mi ha fatto piuttosto male.

Juventus – Milan 4-1 (28 marzo 1998)

Il declino di un grande impero ha sempre molteplici cause, dopotutto non si scatena una guerra per un singolo colpo d'arma da fuoco. Per l'Impero Romano, ad esempio, furono la massiccia presenza di germani nell'esercito, il calo demografico, la difficoltà nel tenere unito un territorio così vasto e molte altre. Ma per i gol alla Del Piero? Individuare i motivi per cui i gol di Del Piero alla Del Piero abbiano improvvisamente smesso di essere tali, non è semplice. L'infortunio al ginocchio? Il progressivo avvicinamento alla porta? La tecnologia che ha cambiato i palloni? Nella punizione segnata al Milan, non sembra esserci nulla di sbagliato dovuto al pallone, né all'integrità di Del Piero. Nulla di diverso dai gol dell'età dell'oro.

Eppure si deve ringraziare principalmente Sebastiano Rossi, che prima fa un passo verso destra e poi è davvero pigro nel recuperare. La parabola, infatti, non è abbastanza alta da scavalcare un portiere attento, non come nei precedenti gol; ne abbastanza veloce da tenerlo fermo. Affinché questo pallone finisca in rete è necessaria la collaborazione di un portiere distratto, mentre per i gol alla Del Piero dell'età dell'oro abbiamo visto che il portiere è solamente un ostacolo su cui passare sopra. Questo è il classico esempio di avvenimento a cavallo tra due epoche: la realtà non pone confini così netti e nessuno quel giorno deve aver immaginato che avevamo già smesso di vedere i gol alla Del Piero, i gol in cui la parabola si alza molto, fa un giro e si riabbassa.

Juventus – Artmedia Bratislava 4-0 (13 agosto 2008)

Questo mi sembra il primo gol pesantemente condizionato dalla tecnologia del pallone: se finora i gol alla Del Piero hanno richiesto la ricerca della giusta mattonella e un calcio praticamente da fermo in cui la velocità del pallone non era mai una discriminante, nel gol all'Artmedia Del Piero non ha bisogno di cercare la parabola perfetta che scavalchi il portiere nel suo punto più alto, ma ha solo bisogno di calciare il pallone d'interno collo, forte, per vederlo entrare perfettamente all'incrocio. Probabilmente lo avrebbe visto finire dritto all'incrocio anche se avesse calciato da una quindicina di metri più indietro. Questo, mi pare, sia diventato possibile nel momento in cui i palloni hanno iniziato a venire incontro al nostro sviluppo tecnologico ed estetico, diventare oggetti usciti da gallerie del vento invece che semplici sfere. Manca quindi del codice più importante di tutti: la parabola. Per certi versi è un gol molto simile a quello segnato due anni prima alla Germania nella semifinale del mondiale, dove Del Piero a pochi metri da Lehmann decide comunque di affidarsi all'interno destro forte, probabilmente dopo aver chiuso gli occhi, come Ivanisevic che nel momento di servire per vincere Wimbledon 2001 chiude gli occhi e si affida al colpo che gli ha fatto vincere migliaia di partite.

Da notare l'universo estetico che passa tra il gol allo Steaua e questo: le maglie color oro, Rai Sport, i tifosi sudati in tribuna. Alessandro Del Piero avrebbe potuto fare questo gol indossando infradito Havainas su una spiaggia di Ostia, alle 19:30 di un afoso fine settimana di Luglio.

Juventus - Strum Graz 1-0 (26 Agosto 2010)

Vedendo la rete allo Strum Graz mi chiedo perché del Piero non ne abbia fatti altri cento di questi gol. La facilità con cui stoppa il pallone, finta una volta, finta due volte, trova lo spazio e calcia a giro sul secondo palo e una costante di tutti i gol descritti in questo video. Un movimento che Del Piero ha interiorizzato in giovane età e di cui è riuscito a mantiene il ricordo anche a 36 anni con palloni differenti, campi differenti, ginocchia differenti e mentre dietro di lui scorrono le pubblicità che invitano i tifosi ad accendere una stella col proprio nome nel nuovo stadio della Juventus.

Ancora una volta la forza che imprime al pallone, la mancanza dell'ideale parabola toglie tutto il Del Piero da questo gol alla Del Piero. È come se Giacomo Leopardi avesse deciso un giorno di cancellare l'ultimo verso da L'Infinito.

Juventus-Roma 3-0 (24 gennaio 2012)

Se mi trovassi a dover spiegare il significato del termine malinconia ad un alieno appena sceso sulla terra sarei indeciso se mostrargli la scena finale di Umberto D. o questo gol di Del Piero alla Roma. Ricordo perfettamente questa rete e la sensazione di fine che lasciava ogni minuto giocato da Del Piero in quella stagione. Non mi stupirei se un giorno scoprissi che questa rete e la mia scoperta della ineluttabilità della morte coincidessero.

Credo però che, spogliato di tutte le sovrastrutture che io gli applico, sia un gol bellissimo. Prima ci mostra tutte le difficoltà che si possono trovare nell'attaccare una difesa schierata a 38 anni, con quel passo lento e insicuro che finisce nella ricerca un po' pigra del passaggio a Borriello. Poi però ci ricorda che alcune capacità non sbiadiscono, non sono neanche terrene in persone come Alessandro Del Piero. Perché se c'è una cosa certa, e questo gol ne è l'epitome, è che non c'è mai stato nulla di banale nel modo in cui ha calciato il pallone Alessandro Del Piero in tutta la sua carriera. Mi piacerebbe essere in grado di isolare il suono restituito dall'impatto del piede di Del Piero con questo pallone giallo per poi portarlo a John Cage e dirgli pensaci tu e pazienza che è già morto da un po'. Comunque questo è il primo gol segnato da Del Piero allo Stadium e l'ultimo dei gol con la maglia della Juventus a cui mi sento di attribuire l'aggettivo alla Del Piero, 18 anni dopo il primo. Triste, solitario y final.

Un'origine

In uno strano documentario del 1998 dal titolo Io, Alex Del Piero, una voce femminile fuori campo vagamente accusatoria chiede a Del Piero “nell'autunno del 1995 lei si appropria di una parte del campo chiamandola zona Del Piero. Come si è permesso?” Del Piero, che in questo documentario tenta di sporcare un po' la sua immagine di bravo ragazzo noioso, risponde “Non sono stato io a chiamarla così. Io… sì vabbe c'entro in qualche maniera perché… per forza di cose, però non può accusarmi di questo anche.” Al di là dell'improbabile domanda e della scelta del termine zona Del Piero, sembra evidente che lo stesso giocatore non abbia davvero la consapevolezza di come sia finito questo tipo di tiro all'interno suo bagaglio tecnico, né tanto meno come è riuscito a condensarlo in un periodo di tempo così breve da renderlo universale.

L'unico indizio per arrivare ad un'origine del gol alla Del Piero ci viene da una storia che ritorna ossessivamente quando si parla del suo modo di calciare. È una storia piccolo-borghese e la racconta anche lui nella sua biografia "Giochiamo ancora": «Vedo tutto ancora nitidamente, come fosse successo ieri. Mio padre che libera il garage per farmi spazio, parcheggiando fuori la nostra 127 color giallo crema, io che preparo per terra la pallina da tennis, mentre inquadro già l’interruttore della luce. [...] L’interruttore è l’obbiettivo, il centro del mio desiderio. L’interruttore è la porta. Se lo colpisco, faccio goal. Se lo colpisco, si accendono le luci dello stadio». Io non lo so se questa storia è vera o meno, spesso questo tipo di racconti sull'infanzia dei calciatori vengono usati per coprire di realismo magico alcune giocate, altrimenti relegate alla banalità della ripetizione del gesto. Mi piace immaginarmi un giovane Del Piero costretto ad inventarsi una parabola che gira, prima si alza molto e poi si abbassa improvvisamente, oltre un vecchio mobiletto, per poter colpire l'interruttore. Se così fosse, il gol alla Del Piero sarebbe nato dentro un garage, come la Apple, in una storia di sacrifico e odore di benzina.

Molto probabilmente la verità non sta neanche qui, dopotutto non ha davvero senso cercare un'origine in una cosa del genere. Anzi, ora che rileggo queste 10 pagine mi sembra quasi che non le abbia scritte per cercare di spiegare una cosa successa nel 1995, ma che sia tutto frutto della mia necessità di confrontarmi con Alessandro Del Piero, il giocatore che più di ogni altro ha attraversato la mia vita, tenendo fuori tutte le delusioni.

Racchiudere tutto a quando a 9 anni compravo Hurrà Juventus e ritagliavo le fotosequenze dei gol alla Del Piero per attaccarmele vicino al letto, pensando che sarebbe stato sempre tutto così bello come nel 1995, mentre fuori dalla mia cameretta ammazzavano Rabin. Io che mentre lui faceva quel lunghissimo giro di campo il giorno dell'addio alla Juventus continuavo a chiedermi come mai non siamo rimasti nel 1995, io ed Alessandro Del Piero, e sotto sotto davo la colpa a lui. Perché io prima di voler fare l'archeologo alla Alberto Angela, prima di voler portare i capelli alla Noel Gallagher, prima di voler scrivere alla Italo Calvino, prima di tutto questo, io volevo fare gol alla Del Piero e se mai ci fossi riuscito, mai avrei smesso.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura