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Febbre da Calciomercato vol. 6
19 ago 2016
Continua il commento live delle trattative più interessanti dell’estate.
(articolo)
20 min
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Il primo luglio si è aperta la follia estiva del calciomercato. Saranno due mesi di notizie spulciate su giornali unti di crema solare, di giocatori che cambieranno squadra sette volte in un giorno solo. Fino al 31 agosto proveremo a commentare le trattative più interessanti quotidianamente, su articoli che aggiorneremo in diretta anche più volte al giorno: qui il primo volume, qui il secondo, qui il terzo, qui il quarto, qui il quinto. Quindi in spiaggia non scordatevi il tablet.

Benteke, un acquisto “iconico” per il Palace

di Flavio Fusi

[Venerdì 19, pomeriggio]

Dopo una trattativa durata quasi due mesi, il Crystal Palace è riuscito a chiudere con il Liverpool per l’acquisto di Christian Benteke, reinvestendo immediatamente la cifra incassata dalle cessioni di Bolasiee Jedinak. Appena una stagione fa, con Rodgers ancora sulla panchina dei “Reds”, il Liverpool aveva pagato la clausola rescissoria da 46 milioni di euro inserita nel contratto del belga con l’Aston Villa. Ora il Palace pagherà 37 milioni più una serie di bonus, che potrebbero portare l’ammontare dell’investimento a circa 40 milioni di euro.

Paredew frameborder="0" allowfullscreen></iframe> &nbsp; Nonostante non sia riuscito ad inserirsi nel Liverpool, il centravanti belga non ha diminuito di una virgola la sua produzione offensiva rispetto a quando giocava nell’Aston Villa. La sua media gol senza rigori è rimasta praticamente quella di due stagioni fa (0,47 contro 0,49 gol senza rigori per 90 minuti), mentre i suoi tiri (da 3,0 a 3,6) e tiri in porta (da 1,3 a 1,5) per 90 minuti sono persino aumentati. In pratica Benteke è rimasto lo stesso di due stagioni fa, ma non è riuscito ad inserirsi negli schemi di Klopp: più che un flop è stato un acquisto sbagliato. &nbsp;" target="_blank">ha dichiarato che il club ha bisogno di “acquisti iconici come quello di Benteke”. Ha inoltre affermato di conoscere bene il giocatore in quanto lo voleva già quando sedeva sulla panchina del Newcastle. Per caratteristiche, Benteke non rappresentava il centravanti ideale per il Liverpool: è un attaccante potente, molto forte di testa ed in grado di fare reparto da solo, ma Klopp preferisce di gran lunga un attaccante più mobile che possa aprire spazi ai compagni e togliere punti di riferimento alla difesa avversaria, piuttosto che un attaccante boa. Così il Benteke visto la scorsa stagione è parso spesso un pesce for d’acqua.

Nonostante non sia riuscito ad inserirsi nel Liverpool, il centravanti belga non ha diminuito di una virgola la sua produzione offensiva rispetto a quando giocava nell’Aston Villa. La sua media gol senza rigori è rimasta praticamente quella di due stagioni fa (0,47 contro 0,49 gol senza rigori per 90 minuti), mentre i suoi tiri (da 3,0 a 3,6) e tiri in porta (da 1,3 a 1,5) per 90 minuti sono persino aumentati. In pratica Benteke è rimasto lo stesso di due stagioni fa, ma non è riuscito ad inserirsi negli schemi di Klopp: più che un flop è stato un acquisto sbagliato.

Tare ha scelto il roccioso Bastos

di Daniele V. Morrone

[venerdì 19, pomeriggio]

Le vie del mercato sono infinite soprattutto quando c’è Tare a farlo, le cui uniche certezze sono l’acquisto annuale di un suo connazionale e quello di un centrale roccioso. Forse per il suo passato da prima punta fisica, Tare ha un occhio prediletto per quei centrali che riescono a dominare fisicamente gli avversari e

certamente in questo Bastos con i suoi quasi 190 cm e i muscoli di pietra è proprio perfetto.

Eletto miglior centrale della scorsa Russian Premier League sembrava veramente un tipo di giocatore adatto ad un contesto da Premier League per il modo fisico, aggressivo e senza fronzoli con cui era solito approcciarsi alle partite. Invece è stato scelto dalla Lazio come secondo investimento tra i centrali dopo quello di Wallace dal Braga via Monaco, provando forse ad immaginare in Bastos il braccio armato di un meno mobile e veloce Stefan De Vrij.

Purtroppo è difficile capire quanto sia abile con il pallone Bastos dopo aver passato la stagione nel Rostov arroccato nella propria area con una difesa spesso a 5 in cui il rilancio immediato di tutto quello che si avvicinava all’area era la prima e spesso unica opzione disponibile. Certo sappiamo che ha buone letture sia in anticipo che in copertura e doti atletiche per eseguire le due cose. Un ottimo punto di partenza vista anche l’età vicino al picco della carriera (24 anni), ma forse un po’ troppo poco per non definirlo una scommessa di Tare.

Samp, la ciliegina sulla torta è Dennis Praet

di Flavio Fusi

[Venerdì 19, mattina]

La Sampdoria continua ad aumentare la dose di qualità del suo centrocampo: dopo gli acquisti di Djuricic, Torreira e Bruno Fernandes la ciliegina sulla torta di Giampaolo si chiama Dennis Praet. Ennesimo prodotto delle giovanili dell’Anderlecht, con cui ha maturato esperienza anche in Champions League, era da tempo sui radar delle più grandi squadre europee. Come annunciato da Ferrero, la Samp ha ormai concluso l’operazione, approfittando anche di un contratto in scadenza giugno 2017.

A 22 anni ha già alle spalle 181 partite con i bianco-malva, in cui ha segnato 27 reti e servito ben 39 assist. Praet è un elegante centrocampista offensivo a cui piace svariare su tutta la trequarti, tanto che, all’occorrenza, può essere schierato anche da esterno, preferibilmente a sinistra. È probabile che Giampaolo lo utilizzi come vertice alto del 4-3-1-2 e anche se volesse utilizzare un sistema di gioco diverso, difficilmente rinuncerà ad avere (almeno) un uomo tra le linee, visto il numero di trequartisti a disposizione.

Praet ha un gran controllo di palla e pur non essendo particolarmente veloce, la sua agilità gli permette di superare gli avversari in dribbling e di giocare anche nello stretto. Evita comunque di proporre giocate fini a sé stesse, preferendo di gran lunga la concretezza alla leziosità. Sa sacrificarsi anche in difesa, nonostante il fisico: come scriveva Tommaso Giagni, la sua esilità era un’ossessione, ma forse non aveva ancora completato lo sviluppo, tanto che negli ultimi anni è cresciuto sia in altezza (1,81 metri) che a livello muscolare (70 kg).

Ora dovrà dimostrare di essere in grado di imporsi anche in un campionato difficile come la Serie A, ma l’ambiente e il progetto tecnico sembrano calzargli a pennello.

"Sono un tifoso milanista, cos'ho fatto di male per meritarmi questo?"

rispondono le Cronache del Diavolo (@CDDMilan)

[Giovedì 18, pomeriggio]

Dario Vismara

Mi hanno chiesto di rispondere, ma non so da che parte approcciarla perciò la giro anche a voi: cosa abbiamo fatto di male? Ci siamo pavoneggiati troppo ai tempi di Sacchi - Capello - Ancelotti? La nostra hybris ci ha condannati? Di quale peccato ci siamo macchiati per meritarci questo dantesco contrappasso?

Daniele Mazzanti

Come Prometeo che volle sfidare gli dei, ci ritroviamo incatenati ad una rupe con un’aquila che quotidianamente ci divora e strazia gli intestini. In poche parole sì, ὕβϱις.

Francesco Casati

Che poi, a guardarla bene, quell’aquila è un condor.

Dario

Eppure non chiedevamo tanto: solo un po’ di speranza, qualcosa per cui vale la pena tifare, la forza di litigare con le fidanzate per vedere le partite. Niente, manco quello.

Francesco

Ragazzi, mi manca anche Van Ginkel.

Perché la Juve rivuole Cuadrado

[Giovedì 18, pomeriggio]

La carriera di Cuadrado è entrata in una spirale stranissima, intrappolata nel girone dei contratti poco graditi trasformati in prestiti infinitamente rinnovabili. Riassunto dalle puntate precedenti, vagamente comico: Conte provò in tutti i modi a portarlo alla Juventus quando il colombiano giocava nella Fiorentina, poi andò al Chelsea, poi finalmente arrivò alla Juve ma quando Conte era ormai allenatore della Nazionale, e ora che Conte è in teoria il suo allenatore al Chelsea pare che stia per rispedirlo un'altra volta in prestito alla Juventus.

Quindi perché la Juventus dovrebbe riprendersi Cuadrado? Perché l'anno scorso ha tenuto fede al suo ruolo: il coltellino svizzero in grado di sbloccare partite difficili (Genoa, Fiorentina), o addirittura cambiare il corso della stagione, come nel derby di andata contro il Torino che ha poi segnato l'inizio dell'impressionante rimonta. Cuadrado ha senso soprattutto con la palla tra i piedi, per non dire solamente, ma anche quest'anno la Juve può vantare un'ossatura di giocatori molto tecnici e intelligenti in grado di lasciargli lo spazio e i palloni di cui ha bisogno.

L'unico dubbio è che più o meno lo stesso ruolo quest'anno doveva ricoprirlo Marko Pjaca, e non è detto che i due possano coesistere contemporaneamente. Alla peggio finiranno a fare gare di slalom pazzi a tutta velocità con Allegri, Evra e Dani Alves che danno i voti.

Le istruzioni per ricostruire la difesa del Toro

di Francesco Lisanti

[Mercoledì 18, mattina]

Per rinnovare la difesa, negli ultimi anni il Torino si era sempre rivolto al mercato estero, portando in Italia Maksimović, Gaston Silva, Pontus Jansson. In questa sessione di mercato ha invece decisamente invertito la tendenza, e i nuovi arrivi provengono tutti dal campionato italiano: Arlind Ajeti dal Frosinone, Luca Rossettini dal Bologna e Leandro Castán dalla Sampdoria, che lo aveva appena preso in prestito dalla Roma.

Guardando alle statistiche della passata stagione, sembra Rossettini il grande colpo di questa campagna acquisti. Difatti primeggia sui due nuovi compagni di reparto in tutte le categorie principali, dai contrasti vinti (1,66 ogni 90 minuti, il triplo rispetto ad Ajeti e Castán) agli intercetti (3,05 ogni 90 minuti), ai duelli aerei vinti (sia in termini quantitativi che percentuali), fino alla precisione nei passaggi e ai passaggi chiave. Come ha detto Petrachi, direttore sportivo del Torino, Rossettini «conosce bene i tempi e i movimenti della difesa a quattro e sa essere pericoloso nelle proiezioni offensive, sfruttando la sua statura». In più nelle ultime due stagioni solo quattro difensori – tra cui Glik – hanno segnato più gol di lui, che ne ha realizzati sei.

Le gif di Rossettini che hanno fatto impazzire Petrachi

Al fianco di Rossettini potrebbe giocare Castán, che si alternerà a Moretti nel ruolo di centrale di piede sinistro, con tutti i punti interrogativi del caso relativi al suo stato di forma. Considerando anche la qualità del brasiliano, sotto questo punto di vista Maksimović è stato certamente sostituito. Ajeti arriva invece a Torino sulla scia degli Europei, in cui è risultato uno dei migliori difensori della fase a gironi, mettendo in luce concentrazione, sicurezza nei contrasti, freddezza nelle fasi delicate della partita. Tra tante difficoltà, il Torino è riuscito a ricostruire da zero il pacchetto di difensori centrali, e lo ha fatto con grande buon senso – adesso però Mihajlović ha pochissimo tempo per lavorare sull’intesa e la coordinazione.

Chi è il Cholito? (Oltre al figlio di Simeone).

di Fabrizio Gabrielli

[Giovedì 18, mattina]

Se c’è una cosa della quale si può essere abbastanza certi è che il Cholito Simeone non avrà problemi di ambientamento in Italia: non solo perché il padre l’avrà già ben indottrinato su ciò da cui dovrà guardarsi e non guardarsi (immagino Diego Pablo sia uno che mette nelle paternali la stessa intensità che infonde alle sue squadre), ma anche perché Genoa è una discreta colonia latinamericana, e non fai in tempo a scendere in campo per il primo allenamento che sei già salito in terrazza per il primo asado.

Nato come volante de cinco, mente proattiva del gioco, Giovanni si è presto evoluto in un attaccante la cui mobilità è inversamente proporzionale alla prolificità: dopotutto neppure Alario, che era l’altro obiettivo del Genoa per l’attacco, è mai stato un Cavenaghi. Nell’ultima stagione al Banfield, dopo essersi consacrato capocannoniere al Sudamericano U20, ha praticamente giocato sempre da esterno d’attacco, segnando solo 4 gol.

La versatilità di Giovanni, però, potrebbe essere il grimaldello con il quale scassinare l’accesso al cuore di Jurić.

Quest’azione, estrapolata dalle disastrose Olimpiadi dell’Albiceleste, spiega bene che tipo di calciatore sia: una seconda punta agile, a suo agio tanto come laterale destro quanto come mezzapunta centrale, pronto a scambiare posizione (come faceva Suso con Pavoletti la stagione scorsa) con il centravanti per favorirne le incursioni: qua, per esempio, lo fa con Calleri. Ma immaginateci il Pavo.

Insomma, per essere chiari: il Genoa non ha preso Martin Palermo. Ma se l’ambientamento sarà rapido come si può immaginare, qualche videochiamata per bullarsi dei risultati potrà farla anche Giovanni, una volta tanto.

Zaza e il Wolfsburg

[Mercoledì 17, pomeriggio]

Pare che che dopo un lungo corteggiamento il Wolfsburg si stia convincendo ad abbandonare la pista Zaza. Pubblichiamo in esclusiva una diapositiva dello stato della trattativa.

Bravo ha detto sì a Guardiola

di Daniele V. Morrone

[Mercoledì 17, pomeriggio]

Appena arrivato a Manchester, Guardiola non ha perso tempo nel chiarire che nella sua squadra è fondamentale che il portiere sappia giocare con i piedi: il semplice leggero vantaggio di Caballero rispetto ad Hart in questo aspetto del gioco ha fatto guadagnare all'argentino la titolarità all'esordio in Premier e nel preliminare di Champions. La ragione alla base non è un semplice capriccio, si tratta proprio di una parte integrante del calcio di posizione. Ecco perché appena ha fiutato l'occasione, il City si è gettato su Claudio Bravo, incurante del prezzo richiesto rispetto all'età ormai non più verde (33 anni). Bravo al City porta uno stile di parata non ortodosso ma sufficientemente sicuro, ma sopratutto la capacità nel far circolare il pallone giostrando dietro al limite della propria area. In questa zona Bravo è élite nel rilancio sotto pressione, e trova l'uomo libero come pochi al mondo.

L'alternare un portiere per la Liga e uno per le coppe è stata una delle novità portate da Luis Enrique a Barcellona: Bravo e Ter Stegen nelle ultime due stagioni si sono spartiti le competizioni, dove il più esperto e continuo cileno agiva nella lunga Liga, mentre il più talentuoso e discontinuo tedesco nelle coppe. Questa strategia ha portato alla crescita di Ter Stegen e all'approdo di Bravo tra i migliori portieri al mondo, ma anche alla crescente tensione tra i due giocatori, con ciascuno voglioso di prendersi in modo definitivo la titolarità. Ad approfittare di questa situazione ambigua ci ha quindi pensato il City, che, vistosi rifiutare Ter Stegen, ha virato immediatamente sul cileno.

Tutti gli “enganche” della Sampdoria

di Francesco Lisanti

[Mercoledì 17, pomeriggio]

Bruno Fernandes, l’unico ventunenne che conosca a cui «piacciono le responsabilità», vestirà la maglia blucerchiata numero dieci che fu di Roberto Mancini. Per la Sampdoria prosegue la costruzione di un centrocampo tutto freschezza atletica e tecnica individuale, in grado di tirare fuori il meglio da Ricky Álvarez e di esaltare i giovanissimi Torreira, Linetty e Schick, che stanno brillando in questo precampionato. Il portoghese si inserirà nel rombo probabilmente in posizione di trequartista – forse per questo gli chiedono del paragone con Rui Costa – ma prepariamoci a una struttura molto elastica e a continui scambi di posizione tra tutti gli enganche di cui adesso dispongono i doriani (e dobbiamo ancora vedere Djuricic). Marco Giampaolo sta lentamente guadagnandosi il titolo di «leva obbligatoria per i centrocampisti di talento che volessero compiere il salto di qualità». Una prestigiosa istituzione che presto accoglierà Bruno Fernandes tra i suoi allievi.

Dzemaili entra nel mondo Saputo

[Mercoledì 17, mattina]

Il Bologna ha acquistato Blerim Dzemaili in prestito dai Montreal Impact, che ne avevano appena rilevato il cartellino dal Galatasaray. È un’operazione interna alla “holding” del presidente Saputo, che amministra anche la squadra canadese, e il progetto è tutto sommato condivisibile: dare subito un centrocampista pronto a Donadoni, che probabilmente perderà Diawara, e poi destinarlo alla MLS in età più avanzata.

Nell’ultima stagione, sia nel Genoa che nella Svizzera, Dzemaili ha agito da trequartista. Difatti nel 3-4-3 di Gasperini era incaricato di pressare il mediano avversario, quando non direttamente i difensori centrali, mentre nello schema più canonico di Petković partiva direttamente dietro la punta, ma con funzioni simili. Il suo gioco aggressivo dovrebbe integrarsi perfettamente nel 4-3-3 molto verticale di Donadoni, ovviamente da interno. Davanti alla difesa, Donadoni sta invece sperimentando i ventenni Nagy e Pulgar – è probabile che al termine del mercato lo svizzero si ritrovi ad essere l’unico uomo d’esperienza del reparto.

Aeroplanini e Principiti

[Martedì 16, pomeriggio]

Non è giovane, anzi ha da poco compiuto 31 anni. Non arriva a prezzo di saldo, anzi secondo la stampa turca costerà circa 7,5 milioni di euro. Non permetterà un taglio consistente del monte ingaggi, dato che il suo agente ha rivelato l’offerta presentata: due milioni e duecentomila euro netti all’anno. Non sarà semplice ricavarne una plusvalenza, data la lunghezza del contratto propostogli (pare un quadriennale). Non è comunitario, anzi occuperà l’ultimo slot disponibile (e il suo arrivo esclude quello di Bentancur). Non è cresciuto in una società italiana, quindi non agevolerà la compilazione delle liste di iscrizione al campionato.

È un uccello?

È un aereo?

No, è il Principito Sosa, il nuovo acquisto del Milan. Sarà trequartista nel rombo, oppure ala destra nel tridente (ruolo in cui stava brillando Suso). Quantomeno piace a Montella, che stando a quanto riporta la Gazzetta dello Sport «apprezza un giocatore così tecnico».

Lo strapagato Bolasie

di Flavio Fusi

[Martedì 16, pomeriggio]

L’inflazione è ormai galoppante nel calciomercato inglese: il bottino ricavato dalla vendita dei diritti TV ha arricchito fino all’inimmaginabile tutti i club della Premier League e i soldi riversati sul mercato dalle squadre più ricche non fanno altro che diminuire il potere d’acquisto delle altre, costrette a pagare cifre esorbitanti per concludere qualsiasi acquisto.

Non fa eccezione l’Everton che dopo aver ceduto John Stones, il difensore più pagato nella storia del calcio, al Manchester City, ha dovuto sborsare 25 milioni di sterline, più 5 di eventuali bonus, per acquistare il 27enne Yannick Bolasie dal Crystal Palace, a cui sarà riconosciuto un contratto da 20 milioni complessivi in quattro anni.

Il potente congolese (185 cm per 84 kg) è un giocoliere della fascia, a cui piace (anche troppo) disimpegnarsi nel dribbling, tanto che ha persino inventato una veronica che porta il suo nome (“Bolasie flick”) ed è finita su FIFA. L’anno scorso, fallendone almeno altrettanti, ha completato 2,9 dribbling per 90. Il problema è che non ha fatto molto altro per giustificare un tale investimento: ha segnato 9 gol e servito 7 assist in tre stagioni di Premier League (5 e 0 la scorsa stagione); ha tirato 2,5 volte per 90, ma più del 50% delle volte da fuori area e prendendo la porta meno di una volta su tre; ha servito appena un assist al tiro ogni 90 minuti (ad esempio, la scorsa stagione Deulofeu ne effettuava in media 2,3).

L’unica spiegazione è che il nuovo direttore sportivo, l’ex uomo mercato del Leicester, Steve Walsh, abbia visto in lui un novello Mahrez, ma su Twitter si sospetta che, nel selezionarlo, si sia limitato a ordinare un foglio Excel in base alla colonna dei dribbling completati. Al campo l’ardua sentenza.

I Pozzo si riprendono Pereyra

di Francesco Lisanti

[Martedì 16, pomeriggio]

Mazzarri aveva detto di aver bisogno di «due o tre nuovi giocatori» e di aver ottenuto il nulla osta dalla dirigenza per l’acquisto di «un difensore, un centrocampista e un attaccante». A questo punto è ufficiale che il centrocampista sarà Roberto Pereyra, vecchio investimento della famiglia Pozzo, che lo aveva portato in Europa per una cifra intorno ai due milioni di euro, rivenduto alla Juventus per quattordici, e ora lo riacquista per sedici. Pereyra sarà un gradito regalo per Mazzarri, un tassello che potrebbe incastrarsi perfettamente negli schemi degli Hornets.

"El Tucu" non ha giocato un buon pre-campionato con la Juventus, soprattutto perché non all’altezza di una squadra dal tasso tecnico molto elevato, ma potrà far valere tutte le sue qualità nel Watford che terrà mediamente molto meno la palla (solo il 36% di possesso contro un Southampton poco brillante). I suoi movimenti preziosi nello spazio, sia in orizzontale che in verticale, aiuteranno le catene laterali un po’ fragili del 3-5-2 e garantiranno quegli inserimenti in area su cui si appoggia la fase offensiva di Mazzarri. Esattamente come nel gol del vantaggio contro i Saints: sponda di Deeney, taglio di Capoue, destro a incrociare, uno a zero.

Brozović per il dopo-Pogba

di Flavio Fusi

[Sabato 13, mattina]

Dopo la cessione record di Pogba la Juventus ha bisogno di un altro centrocampista di livello per completare la propria rosa. Praticamente tutti gli obiettivi principali, cioè Matic, Matuidi e Witsel, sembrano però essere sfumati: Conte vuole trattenere il serbo a Londra, il francese è stato tolto dal mercato da Emery, mentre Witsel ha dichiarato che rimarrà un altro anno allo Zenith e poi firmerà a parametro zero per un'altra squadra, forse proprio la Juve.

Contemporaneamente però, con Joao Mario sempre più vicino all’Inter, si è riaperta la pista che porta a Marcelo Brozović, per cui non è previsto un rinnovo del contratto. Come dettagliato da Marco De Santis su queste stesse pagine, il croato, oltre ad essere un profilo gradito alla dirigenza bianconera, rappresenta una delle poche carte che i nerazzurri possono giocarsi per finanziare il proprio mercato.

Pare che Pjanić, almeno fino al rientro di Marchisio, sarà impiegato davanti alla difesa e probabilmente, seppur possa essere schierato in diversi ruoli, il nerazzurro gli giocherebbe di fianco. Brozović è un centrocampista verticale, le cui doti, un po’ come accade in Nazionale, quando gioca con Modrić, sarebbero esaltate dal fatto di agire vicino ad un giocatore come il bosniaco abilissimo a mettere i propri compagni in condizione di concludere a rete (l’anno scorso ha fatto registrare il record stagionale di passaggi chiave, 2,71 per 90). Inoltre il croato è molto bravo a velocizzare il gioco in prima persona, sia per le doti di dribbling che per lo stile di passaggio diretto che lo contraddistingue, e potrebbe dunque restituire al centrocampo della Juventus parte di quell’imprevedibilità persa con l’addio di Pogba.

Resta però qualche dubbio dal punto di vista difensivo, poiché sicuramente Brozović non potrebbe offrire lo stesso strapotere fisico del francese. Oltretutto, il suo dinamismo lo rende molto utile quando c’è da difendere in avanti, ma uno dei punti deboli del suo gioco è proprio il posizionamento difensivo: se venisse realmente acquistato, dovrà lavorare sulle proprie letture e disciplina tattica per inserirsi al meglio nella squadra di Allegri.

Mancini cerca l'oro in Cina

[Sabato 13, mattina]

Dopo aver concluso la sua esperienza all'Inter, Roberto Mancini potrebbe ricominciare dall'Hebei Fortune, in Cina, dove attualmente militano Lavezzi e Gervinho. L'allenatore di Jesi, senza più i vincoli dell'odiatissimo FFP, sarà finalmente libero di chiedere 50 milioni di euro alla propria società per comprare Yaya Touré. I vantaggi dei mercati emergenti.

Moyes è pronto a rilanciare il suo pupillo

[Venerdì 12, pomeriggio]

L’anno scorso ci eravamo esaltati per il prestito, l’ultimo giorno di mercato, di Adnan Januzaj al Borussia Dortmund, ma dopo neanche sei mesi in cui il belga-kosovaro non era mai partito titolare in campionato, Tuchel lo aveva rispedito da Van Gaal, rammaricandosi di non aver visto l’impegno che ci si aspetta in allenamento da un calciatore così giovane.

Nella seconda parte di stagione con lo United, Januzaj aveva avuto altrettanti problemi a trovare spazio, con soli 144 minuti (e un gol) in Premier League. L’arrivo di Mourinho gli ha chiuso definitivamente le porte: il portoghese lo ha epurato, per ragioni molto simili a quelle di Tuchel e ha deciso di cederlo in prestito.

E chi poteva farsi avanti per il 21enne, se non David Moyes, l’allenatore che più aveva creduto nelle qualità di Januzaj? Lo scozzese, neo-allenatore del Sunderland, avrà il non facile compito di risollevare la carriera del suo pupillo, considerato fino a poco tempo fa uno dei migliori talenti del calcio internazionale.

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