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Nuno Tavares è una scommessa a basso rischio
18 lug 2024
18 lug 2024
Il terzino portoghese ha ancora tutto da dimostrare.
(foto)
IMAGO / NurPhoto
(foto) IMAGO / NurPhoto
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Good luck, Nuno. Con questa asciutta caption, una emoji di un cuore e una gallery di tre foto si è chiusa l’esperienza di Nuno Tavares all’Arsenal, che lo ha girato alla Lazio in prestito con obbligo di riscatto. Un’esperienza non memorabile, che assomigliava da un paio di stagioni a quella di un ufficio di collocamento, ma comunque non un’esperienza insignificante, come credo il cuore stia lì a testimoniare.



Per lui, con la maglia dei “Gunners”, un gol al Manchester United - che non è molto ma è pur sempre un gol al Manchester United - e l’impressione che ci sarebbe potuto essere un futuro a Londra, se solo si avesse avuto il tempo di aspettarlo. Mikel Arteta, però, come ha scritto Daniele V. Morrone, “non può più aspettare nessuno” - perché i margini d’errore nella rincorsa probabilistica al Manchester City sono troppo stretti - e dopo una sola stagione ha deciso di escluderlo dalla prima squadra, facendoci vedere tutti i futuri possibili della sua carriera. Da quella decisione sono infatti nate le due stagioni in prestito che precedono questo approdo in Serie A: quella ottima al Marsiglia e quella post-apocalittica al Nottingham Forest.



Il percorso che ha portato Nuno Tavares in Inghilterra

Nuno Tavares era arrivato a Londra nell’estate del 2021, accompagnato da quel misto di hype e scetticismo che circonda tutti i ventenni portoghesi che mettono piede per la prima volta in Premier League. La decisione dell’Arsenal di puntare su di lui era stata peculiare fin dall’inizio e lasciava immaginare che avesse intravisto qualcosa di invisibile a occhio nudo. Nuno Tavares non era un talento offensivo, non era un one-season wonder, a dire la verità non era nemmeno un titolare della squadra da cui l’ha prelevato, il Benfica, e questo spiega anche il prezzo inusualmente basso per una delle big six della Premier League (8 milioni di euro). L’Arsenal forse credeva talmente tanto nell’esplosione del suo talento da anticipare la propria scommessa su un giocatore ancora molto lontano dalla sua completa maturazione, e questo potrebbe spiegare anche la decisione di aggregarlo immediatamente alla prima squadra, senza un prestito interlocutorio che forse lo avrebbe aiutato ad arrivare in Inghilterra più preparato.



Lo stesso percorso che lo aveva portato nella prima squadra del Benfica era stato più accidentato. Nuno Tavares si era deciso a fare il calciatore relativamente tardi, a 15 anni, quando, trasferendosi al Benfica, aveva messo definitivamente da parte lo studio del violino. Entrato inizialmente nelle giovanili dello Sporting, la madre lo aveva ritirato dalla squadra proprio per non fargli abbandonare i suoi studi musicali, e alla fine era riuscito a raggiungere un compresso solo trasferendosi al Casa Pia, dove oltre ad allenarsi poteva suonare nella banda della scuola. Il club doveva chiedere il permesso affinché uscisse prima dalle prove per poter andare ad allenarsi, e non sempre riusciva ad ottenerlo. Era poi l’allenatore delle giovanili, João Silva, a doverlo andare a prendere con la macchina, e i suoi compagni del tempo ricordano di quando lo vedevano arrivare al campo con la custodia dello strumento. «Quando il Benfica mi ha dato una possibilità ho dovuto scegliere: il violino o il pallone», ha ricordato Nuno Tavares in un’intervista a Canal 11 citata in questo pezzo di Zach Lowy che ricostruisce il suo passato.



Il suo percorso tra i professionisti fin dall’inizio ha vissuto il conflitto tra il futuro radioso che promette il suo talento e i momenti imbarazzanti in cui sembra non poter fare a meno di inciampare, e che ogni volta allontanano il suo arrivo di un passo. Al Benfica, Nuno Tavares arriva in prima squadra già nell’estate del 2019, quando non ha nemmeno vent’anni, teoricamente per sostituire Yuri Ribeiro appena venduto al Nottingham Forest. A volte il calcio sembra davvero un cerchio piatto e l’ammonimento dal futuro è chiaro: oggi Yuri Ribeiro, 27 anni, è svincolato dopo tre stagioni non entusiasmanti al Legia Varsavia.



Tra i professionisti Tavares trova l’ammirazione e la fiducia prima di Bruno Lage e poi di Jorge Jesus, che tornerà al Benfica nell’estate del 2020 dopo un’assenza durata cinque anni. Lage ci crede talmente tanto da farlo giocare a destra, “a piede invertito”, perché a sinistra Alejandro Grimaldo è intoccabile. Per Jesus il confronto tra i due, che oggi ci sembra lunare, non è così campato in aria. «Penso [che Tavares] abbia un grande futuro, anche in Nazionale. Non è pronto per quel livello, deve ancora imparare molto. Ma oggi pensavo che Grimaldo avesse dei problemi da un punto di vista difensivo, e che Tavares potesse sovrastare gli avversari fisicamente. Grimaldo è molto forte offensivamente, ma difensivamente ha dei limiti».



Quando Jorge Jesus arriva a Lisbona, Nuno Tavares è finito nell’oblio già una volta. Aveva giocato le prime tre giornate di campionato da titolare, ma già alla terza, in casa, nel derby contro il Porto, improvvisamente aveva dimostrato una inadeguatezza che nessuno aveva visto arrivare. Per tutta la partita viene fatto a pezzi da un giovane Luis Diaz, e al ventesimo concede di fatto il gol dell’1-o al Porto. Il giovane terzino portoghese aveva provato a bloccare a terra un campanile con un tocco e il corpo rivolto verso il centro del campo, ma il pallone gli era sfuggito via, innescando il contropiede avversario. La squadra di Sergio Conceição aveva recuperato palla a centrocampo, verticalizzato immediatamente in area verso Zé Luis, che si era visto ribattere il tiro sul primo palo dal portiere avversario. Sul calcio d’angolo conseguente, il Porto era passato in vantaggio. Nuno Tavares tornerà a giocare titolare con la maglia del Benfica alla giornata 27, giocata il 17 giugno per via della pausa dovuta alla pandemia di coronavirus. Circa un mese prima dell’arrivo di Jorge Jesus, per l’appunto.



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La stagione successiva, con un allenatore che ci crede, dovrebbe essere quella dell’affermazione ma la realtà è sempre più complicata di così. Tavares si prende le briciole lasciate da Grimaldo, cioè poco più di mille minuti stagionali, senza mai riuscire ad impensierirlo per il posto da titolare. Nonostante l’abissale differenza atletica, il terzino spagnolo sembra su un altro livello: scommettere su Tavares è attraente ma con un titolare così sembra anche rischioso. Il passaggio all’Arsenal è definitivamente apparecchiato all’inizio di giugno, quando sui social comincia a circolare un video messo sul proprio canale Instagram dal suo barbiere, secondo cui Tavares «è il futuro» ma «quello spagnolo del cazzo [Grimaldo, ndr] non gli permetterà mai di crescere». Il terzino portoghese, che sembra anche vagamente alterato nel video, risponde: «Se non sarà al Benfica, me ne andrò da qualche altra parte». Appena vedono il video, al Benfica sono tutti concordi che sarà da qualche altra parte.



La storia di Tavares va avanti così, sempre sul punto di spiccare il volo prima di accorgersi di avere i pantaloni calati fino alle caviglie. A Londra inizia a giocare stabilmente tra i titolari intorno alla fine di ottobre. Un’opportunità gigantesca per un giocatore così giovane e inesperto; una mossa che a posteriori è più folle di quanto non sembrasse allora per Arteta, che già puntava a vincere la Premier League. È questo, però, il tipo di fiducia che ispira Nuno Tavares a un primo sguardo, le sue progressioni palla al piede a tagliare il campo in diagonale, l’ambizione nella visione di gioco, nel tentare quelle giocate che ti fanno sentire una fitta alla bocca dello stomaco. Convincere uno dei migliori allenatori del miglior campionato del mondo, dopo aver giocato una manciata di partite in Portogallo: è qualcosa che ci parla di Nuno Tavares tanto quanto i suoi errori più sciocchi.



Il livello che deve tenere l’Arsenal per seguire la corsa del City è però troppo alto per permettersi i suoi errori, che tra l’altro arrivano in due delle partite più sentite della stagione. Il 20 novembre del 2021, ad Anfield, è una partita inevitabilmente difficile, ma in bilico nonostante l’1-0 fino al 52'. È il minuto in cui Tavares recupera palla vicino alla bandierina sul lato sinistro del campo e punta la porta avversaria come un cavallo imbizzarrito. Il terzino portoghese si mette Salah alle spalle, ma quando vede Oxlade-Chamberlaine sbarrargli la strada scarica il pallone verso il centro della sua difesa, nella zona dove lo sta aspettando Diogo Jota. L’attaccante del Liverpool manda a terra White con una finta, fa uscire a vuoto Ramsdale con un’altra e poi deposita il pallone in porta. La partita finirà 4-0.





Un paio di settimane dopo l’Arsenal va ad Old Trafford ed è un altro treno da non perdere nella corsa alla vetta della classifica. La squadra di Arteta va in vantaggio con Smith Rowe, viene raggiunta poco prima della fine del primo tempo da Bruno Fernandes, e all’inizio del secondo la partita è di nuovo in bilico. Al 52esimo - di nuovo al 52esimo - c’è un cambio di gioco troppo corto di Maguire che Tavares intuisce con qualche secondo d’anticipo. Il terzino portoghese esce dalla linea con grande eleganza e autorità per intercettarlo, ma il suo appoggio al volo per Smith Rowe è impreciso, e il Manchester United può attaccare in campo aperto con un difensore avversario in meno. Rashford entra in area, trova Cristiano Ronaldo al limite dell’area piccola con un gran cross basso e la squadra di ten Hag passa di nuovo in vantaggio. Al novantesimo il risultato segna 3-2: sono altri tre punti persi. Per Arteta la storia di Tavares all’Arsenal finisce lì: nel resto della stagione, giocherà solo altre quattro partite da titolare, tutte nelle ultime giornate.



Gioie e dolori

Siamo tornati al punto da cui è partito questo pezzo, che poi è l’incipit delle ultime due stagioni della sua carriera. Tavares oggi ha 24 anni, un’età in cui non può più essere considerato giovane, eppure l’ambivalenza tra le aspettative generate dal suo talento e la sua inclinazione all’errore non è stata ancora risolta, facendolo apparire più inesperto di quanto in realtà non sia. Tra quanto detto e oggi, infatti, ci sono due stagioni che raccontano entrambe le facce della sua storia.



A Marsiglia, Tavares ci ha fatto vedere il futuro roseo. Un terzino fisicamente affidabile (solo una partita saltata in campionato per infortunio) e che ha impressionato subito il terzo allenatore di alto livello dopo Jorge Jesus e Mikel Arteta, cioè Igor Tudor. «Ha delle qualità fisiche di alto livello, un’esplosività fuori dal comune», ha detto di lui l’allenatore croato «Potrebbe giocare nel Real Madrid, Barcellona o Manchester City».



Tavares ha anche messo in mostra qualità che non credevamo gli appartenessero. Nel 3-4-3 di Tudor, il terzino portoghese giocava talmente in alto che finiva spesso in area a fare movimenti da seconda punta e questo in parte spiega i sei gol stagionali, che anche per un esterno di una difesa a tre di matrice gasperiniana sono un’enormità. Aiutato alle spalle da Balerdi e al fianco da un mastino come Veretout, sono stati meno visibili i cali di concentrazione e sono apparse delle qualità offensive fino a quel momento impensabili. Una visione di gioco ambiziosa, anche se non sempre precisa; una capacità balistica di buon livello, sia col destro che col sinistro; una freddezza sotto porta inusuale per uno che è cresciuto facendo il terzino.




A proposito di capacità balistiche con il piede debole.



Per Tavares quella al Marsiglia è stata una stagione talmente positiva che si pensava potesse tornare all’Arsenal per fare il titolare. Di sicuro lui ci ha creduto, provando a impressionare Arteta per tutta l’estate, e lasciando Londra per il Nottingham Forest solo nell’ultimo giorno di mercato, con un prestito che già sapeva di disperazione. Anche alla luce di queste premesse, comunque, le cose sono andate storte più del previsto.



Tavares ha rotto con Steve Cooper già alla quarta giornata, rimanendo fuori squadra fino alla fine di gennaio, circa un mese dopo che subentrasse il connazionale Nuno Espirito Santo. Le cose non tornate immediatamente al loro posto, però, perché nel frattempo Tavares aveva fatto tutti quei gesti infantili che i calciatori fanno per esprimere la propria frustrazione. Cancellare il proprio profilo Instagram sperando di essere notato, chiedere di tornare all’Arsenal sperando di essere venduto al Marsiglia. Con Espirito Santo, però, il Nottingham Forest si è messo in mezzo e Tavares è stato costretto a rimanere, chissà con quali reali speranze. Pochi giorni dopo la sua prima partita da titolare con la maglia della sua nuova squadra, quasi cinque mesi dopo esserci approdato, riemerge chissà da quale profondità un video del 2021 in cui lo si vede baciare letteralmente in bocca i suoi due cani, contemporaneamente. Chi è che lo ha rimesso in circolo? E perché? Prima ancora di riuscire a formulare una risposta a queste domande, Tavares si è infortunato mettendo di fatto fine alla sua stagione. In totale ha giocato 706 minuti.



Difficile, insomma, dire che giocatore arrivi a Roma oggi. Tavares è ancora il terzino d’acciaio che piombava in area come un'aquila visto a Marsiglia? O è quello svagato e infantile che è sembrato in Inghilterra? L’impressione è che quasi tutto dipenderà da Marco Baroni e più in generale dalla Lazio, che all’inizio di ogni stagione sembra a sua volta in bilico tra un’annata da rivelazione del campionato e una da psicodramma permanente.



Per Tavares, comunque, è sembrato sempre pesare molto la stabilità, da tutti i punti di vista. Fare una preparazione estiva come Dio comanda, secondo lui il motivo dei problemi fisici avuto la scorsa stagione al Nottingham Forest. Avere un allenatore di cui sente la fiducia, e quindi la sicurezza di giocare con continuità. Da questo punto di vista è più difficile avere certezze oggi. È vero, Luca Pellegrini la scorsa stagione non ha dato grandi garanzie, ma se dovesse giocare con la difesa a quattro - come ha fatto sia a Lecce che a Verona - Baroni se la sentirebbe di rischiare con un terzino così propenso ai cali di concentrazione? Il nuovo allenatore della Lazio è emerso in Serie A con un gioco che per Tavares può riservare delle opportunità ma anche delle trappole. Un calcio estremamente muscolare, in cui il terzino portoghese può far valere la sua esuberanza atletica (da non sottovalutare nemmeno da un punto di vista difensivo, visto quando è difficile da superare lanciandosi la palla in profondità), ma anche molto attento alla tenuta difensiva, e in cui gli errori si potrebbero pagare più che altrove. Alla fine, Tavares si sta giocando il suo ennesimo rilancio nel campionato in cui le sbavature difensive non si dimenticano, e in una squadra che è all’inizio di una nuova era, con i tifosi già sul piede di guerra.



Nonostante abbia ancora solo 24 anni, per Tavares la posta in gioco è insomma piuttosto alta. Per la Lazio, invece, il discorso è molto diverso e tutto sommato il terzino portoghese è una scommessa a basso rischio. L’obbligo di riscatto è infatti fissato a 5 milioni, una cifra già relativamente bassa di per sé. Certo, se dovesse litigare con Baroni, o se facesse qualche errore compromettente, la Lazio non avrebbe molte alternative e sarebbe costretta a tornare sul mercato. Ma se Tavares dovesse mostrare il lato luminoso della sua luna allora quella cifra da bassa diventerebbe ridicola. E - cosa più importante - a Formello si tornerebbe a vedere una luce che, dopo anni di terzini senza grandi prospettive, non si vede da un bel po'.


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